Un soft fork è un aggiornamento retrocompatibile del protocollo di una blockchain, meno disruptive rispetto a un hard fork, poiché non comporta una completa divisione della rete. Introduce nuove regole o condizioni assenti nella versione precedente, permettendo però ai nodi (computer della rete) non aggiornati di continuare a partecipare senza obbligo di aggiornamento.
A differenza degli hard fork, che spesso provocano una divisione permanente in blockchain separate, il soft fork introduce un sottoinsieme di nuove regole, generalmente più restrittive rispetto alla versione precedente. I nodi possono continuare a riconoscere e convalidare i nuovi blocchi creati secondo le nuove regole e funzionalità senza invalidare quelli o le transazioni precedentemente validi, contribuendo così a mantenere la continuità della rete, migliorare la sicurezza e correggere eventuali bug.
Perché un soft fork abbia successo, è necessario che la maggior parte dei miner (tipicamente tra il 90% e il 95% dell’hashpower) adotti le nuove regole. Un esempio molto noto di soft fork nella storia delle criptovalute è Segregated Witness (SegWit), introdotto sulla blockchain di Bitcoin nell’agosto 2017.
SegWit ha modificato il modo in cui i dati delle transazioni vengono memorizzati, consentendo ai nodi aggiornati di elaborare le transazioni in modo più efficiente, mentre i nodi non aggiornati possono continuare a validarle secondo le regole precedenti.
